1. |
E andiamo a Rimini
03:11
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Cosa ci vanno a far le tipe in discoteca
Se lo sapessi starei qui a ballar con te?
Noi a far le vasche di salsiccia
E quelle sempre con l’amica
“No, son qui perché ci sta il DJ”
E a un certo punto ecco la solita scroccona
“Prendine due di ciò che più ti piace a te”
Sai quante ore da stagista mi ci stanno dentro a un Cuba?
Non ne ho da sprecare anche per te (ah-ah-ah-ah)
Anche per te (ah-ah-ah-ah)
Anche per te
E invece proprio quella sera la luna
Forse era disoccupata
E mi sa proprio che stasera la sfiga
Sembra delocalizzata
E la tua bocca mi sembrava sempre così sfitta e vuota
Che mi è sembrata un’ingiustizia tremenda
Quindi io te l’ho occupata
E gli astrofisici lanciati sulla Luna
Vanno a cercare altri contratti “You and Me”
E i letterati nei caffè
“Fammi un caffè con poca crema
No, non mi interessa anche il Big Mac”
E andiamo a fare gli stagisti presso i narcos messicani
E andiamo a fare i bucanieri dai pirati somali
Quante serate a lavar piatti per sporcarli tu una sera
Certo non li lavo anche per te (ah-ah-ah-ah)
Anche per te (ah-ah-ah-ah)
Anche per te
Ma non lo vedi che la luna è lì appesa
Sembra già mezza segata
Vieni a ballare che la sfiga stasera
Si è parecchio inflazionata
A cinque netti direi che la dignità l’abbiamo già perduta
Dai che stasera anche il mio cuore va a tempo
A tempo determinato
E andiamo ad Amsterdam (che si scopa)
E andiamo in Svizzera (che si scopa)
E andiamo a Rimini, Rimini, Rimini, Rimini, Rimini
E andiamo a Istanbul (che si scopa)
E andiamo in Svizzera (che si scopa)
E andiamo a Rimini, Rimini, Rimini, Rimini
E andiamo in Svizzera (che si scopa)
E andiamo ad Amsterdam (che si scopa)
E andiamo a Rimini, Rimini, Rimini, Rimini, Rimini
E andiamo a Istanbul (che si scopa)
E andiamo in Svizzera (che si scopa)
Tutti a Gallipoli, -lipoli, -lipoli, -lipoli, -lipoli, -lipoli
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2. |
Il rasoio di Occam
03:17
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Lei lo guardava con quell’aria un po’ bonaria che facciamo
Quella da spot del Ministero contro la droga
E si chiedeva: “Ma che cosa vai ciarlando
Vuoi proteggermi da cose che le so io meglio di te”
Però capiva che una guerra, Mussolini, gli anni di piombo
Per una vita potevano anche bastare
Quindi era giusto che suo nonno morisse dentro al suo cappotto
E nel suo mondo di canditi e Ambre Magique
Martina ferma l’ascensore tra il secondo e il terzo piano
E di nascosto cambia tacco, spacco e trucco
Danny è da basso che l’aspetta unto di grasso
Che col suo motorino ha smanettato tutto il dì
Cambiato scarico, pastiglie blocco e filtro
E da cinquantadue adesso andava a cinquantotto
E con Martina stretta addosso a mo’ di zaino
Dalle case popolari conducevano al Plastic
Danny è introverso e se le mele non volevano cadere
Forse il tempo delle pere andava di MDMA
Martina anagraficamente era appena quindicenne
Ma biologicamente dimostrava un’altra età
Mettici il miele ed ecco che arriva anche il moscone
Ma Martina dal ronzare non sembrava infastidita
E si creò come una circonvallazione di cafoni
Che spingevan per ballare in area C
“Se è minorenne non c’è gusto”
Questo è ciò che dice un maschio
Con le unghie della donna dentro a un polso
Ma lei sapeva che per quanto vesta stretto
La moralità di un uomo viene via insieme ai suoi slip
Ma le sue amiche un po’ più serie
“Non si fuma, non si beve”
Tutte quelle che a sentirle non si toccano mai
Stavano lì a confabulare quale fosse la ragione
Di un siffatto malcostume della sua sessualità
“Forse c’è un vuoto nel suo cuore
Forse ha perso il cavaliere
Forse, forse, eh le troppe assenze di papà”
E fosse invece che le piace il cazzo?
È più economica come spiegazione
L’unico vuoto che Martina sentiva
È che purtroppo non si può toccare il cielo con un dito
L’unico uomo che voleva Martina
È quello che non dice no neanche a tre con un amico
Se sculacciata a mano tesa Martina
Qualche lacrima vien giù lungo la coscia e non sul viso
“Ma io posso anche sopportare di vedere
I figli del mio vicino di casa morire di inedia
O i disoccupati che si sparano in testa
O i pensionati che si lanciano dalla tromba delle scale
Quello che non si può in alcun modo tollerare di vedere
È una ragazzina di quattordici anni
Quattordici anni
Che fa la mignottella in discoteca, dico io
Ma, ma, ma dove andremo a finire?
Qui, qui c’è troppa libertà”
Pa-pa-parapa
Pa-pa-parapa
Pa-pa-parapara
Parapara-parapa
Pa-pa-parapa
Pa-pa-parapa
Pa-pa-parapara
Parapara-parapa
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3. |
Booster
03:36
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Quando i disagiati di un’era futura
Diranno “No” alla musica in voga
E ascolteranno Fargetta DJ
In cerca di buona musica vera
Quando i Red Hot suoneranno allora
Un po’ come Nicola Di Bari ora
Quando il trentottesimo governo tecnico
Maria De Filippi riformerà la scuola
Quando Rozzano sarà New Orleans
Quando l’Amnesia sarà ronciosa
Quando il ritrovo dei radical chic
Sarà sotto il fungo della Barona
E quando il Booster sarà d’epoca
Allora e solo allora io sì
Lo ricomprerò
E quando il bomber sarà vintage
Allora e solo allora io sì
Lo rimetterò
E andremo in giro io e la mia signora
E come quelli con la Vespa ora
Io fuori il culo e lei col perizoma
La scocca fucsia e due bei caschi rosa
Quando Berlusconi sarà Mussolini
E Mussolini sarà già Mazzini
Quando Beppe Grillo sarà Berlinguer
E Fabio Volo sarà Pasolini
Quando Totò Riina sarà Lupin
E Borsellino sarà Zazà
Quando Andreotti sarà Johnny Depp
Che si auto-clona dentro Wikipedia
Quando mio figlio affiggerà
Serigrafie desaturate in bianco e nero di Corona
Quando mio figlio imparerà
Ad indignarsi e a rivoltarsi come me
Sì ma tra le lenzuola
E quando il Booster sarà d’epoca
Allora e solo allora io sì
Lo ricomprerò
E quando il bomber sarà vintage
Allora e solo allora io sì
Lo rimetterò
E andrò a Pioltello con la mia signora
E impennerò al parcheggio del McDonald
La scocca fucsia e due bei caschi rosa
Io fuori il culo e lei col perizoma
“E ora il circolo culturale Federico Moccia
È lieto di presentarvi
L’annuale esibizione de ‘I Baronetti’
Il venerando coro per soli baritoni
Dalle campagne della Barona
Dirige il Maestro Danny da sturbo
Nel brano ‘Shalala’
Sonata per coro di tamarri in Fa maggiore”
Shalala, shalala, shalala
Uh-uh bab suka
Shalala, shalala, shalala
Uh-uh bab suka
Shalala, shalala, shalala
Uh-uh bab suka
Shalala, shalala, shalala
Uh-uh bab suka
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4. |
Cazzo Bruno
02:16
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Dai cazzo Bruno, ma non lo vedi
Che qui siam solo e soltanto cazzi
Belli impilati, un po’ come a tetris
Qui a inchiappettarci gli uni con gli altri
Prima una tipa mi ha chiesto scusa
Perché il suo tipo mi si è strusciato sull’anca
“Di solito non lo fa mai, è bravissimo”
Dai non preoccuparti che ce ne ho anch’io una
Si apre la pista, dai tutti in sala
E come sempre la sala è vuota
Ma me lo spieghi perché veniamo sempre qui prima
Come le comari a dir rosario a messa
Fammi un White Russian
“Non ho la panna”
Fammelo black
“E non ho la kahlua”
E allora vai pure a fantasia
Basta che mi usi una cortesia
Mandali subito alla rimessa
Quei due canotti che gonfi ansimando
Per darmi a intendere o forse a bere
Che ci starai se me ne prendo un altro
Non preoccuparti bella barista
Tanto senz’alcol dove vuoi che vado
Farei la fine di un astronauta
Che si apre il casco nello spazio aperto
E i palestrati vanagloriosi
Strizzano gli occhi come nei B-movie
Poi ai vespasiani te li ritrovi
Lì a limonarsi negli specchi da soli
E poi ci son quelli più facinorosi
Affetti da una strana forma di scoliosi
Che girano in tondo con la spalla un po’ in fuori
Sperando che qualcuno li tamponi
“Scemo la minchia, ma non ci vedi?”
“No scusa tanto, guardavo tua mamma!”
“Lei non toccarla, ha lavorato tutta la vita!”
“Eh lo so bene, soprattutto di bocca!”
“Ti apro la testa, ti mangio la faccia
Con la tua lingua farò una cravatta!”
“Mi raccomando, legala stretta
Al collo dell’utero di tua mamma”
“Oh scemo di merda!
Oh, oh, oh, tu mi hai guardato storto!”
“Oh cazzo dici, io sono il primo su ‘ste cose!”
Coniglio alza la voce
Alza la voce
Coniglio alza la voce
Alza la voce
Alza la voce
Coniglio alza la voce
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5. |
Mannaggia Gesù
03:59
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E scendimi giù cavalle
Le aste verdi, le rosse, le gialle
Passa sotto il traliccio poi prendi quel faro
E poi scendilo giù
Quando Marco passava lì sotto
Buttava per terra il suo casco
Che almeno è sicuro che non resto storpio
Se il faro vien giù
Più flessibilità ha il mio contratto
E meno ce ne ha la mia schiena
Ma tu che comandi dici
“Tirarsi le maniche su”
Ma la manica alzata è un’effige
Presa a prestito dal mio mestiere
Tu le porti allacciate e allora che parli
Mannaggia Gesù
E i figli di buona famiglia
Che sono riusciti a studiare
Per fare un lavoro che tanto ci piace
E ci aggrada di più
Diranno vedendo un cantiere
“Eh qualcuno lo dovrà pur fare”
Ma che bello esser froci col culo degli altri
Dio boia, Dio gru
Quante ore ci stanno in un giorno
Quanto fumo ci sta in un polmone
Se andare a fumare è il tuo unico alibi
Per respirare
Caro mio dovevamo studiare
Per stare in ufficio a far niente
A far la bella vita
Venendo pagati anche un sacco di più
E Marco ha scazzato stasera
Col suo capo cooperativa
Che con quei braccini
Ma quanto ha sudato per stare lassù
Non c’era nemmeno un rumeno
Di quelli da due euro l’ora
Su cui puoi rifarti prendendoli a insulti
Ma Dio caribù
E Marco ha scazzato stasera
Gli amici lo chiamano a casa
“Dai non mettere il muso che andiamo a ballare
Dai vieni anche tu
Non star neanche a farti la doccia
Perché sarà un bagno di figa
Dai vieni a ballare
Ma Dio cantastorie
Madonna Gesù”
La-lala-lala
Lala-lala
Lala-lala
La-lala-lala
La-lala-lala
Lala-lala
E Marco scrutava la sala
D’un tratto qualcosa la attira
Dal poco che vede coi fari negli occhi
Sembrava una milf
Che agitava sconvolta i suoi seni
Come se non ci fosse un domani
E lui c’ha un domani
Di quelli che è meglio non svegliarsi più
E con la sua grazia leggiadra
Quella tipica di un carpentiere
Marco come un muletto
Va in retro e la inforca tirandola su
“Non voglio che scendi la luna
Nemmeno che scendi giù il sole
Mannaggia Dio scendimi giù un po’ d’amore
Non chiedo di più
Non voglio che scendi la luna
Nemmeno che scendi giù il sole
E il Dio cantautore, Dio storpio, Dio negro
Ma Dio Barbablù”
La-lala-lala
Lala-lala
Lala-lala
La-lala-lala
La-lala-lala
Lala-lala
Ma quello che Marco ignorava
E che anche la milf si era dimenticata
È di esser promessa a quell’uomo che arriva
Brandendo del Brut
“Adesso esco i ferri di borsa
Farò straordinario stasera”
E mentre lui avanza quell’altro s’arretra
Mettendo giù il Brut
“Caro mio la chiamata l’hai fatta
E adesso chi paga l’uscita
Ti smonto la faccia, ti svito le corna
Mannaggia Gesù”
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6. |
Il ballo del moscone
01:53
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Chi se ne frega dell’entrata
Non mi dire di chi suona
Dimmi solo e solamente
Se c’è fica
Ecco una donna tutta sola
E il moscone già s’avola
E la spintona con aria assai sicura
Guarda si è voltata
Certamente l’ho bagnata
Sì la camicia, con la bibita rovesciata
Buona la battuta e sopraffina la parlata
Che peccato che poi lei non l’ha bevuta
E ho messo il mousse volumizzante
Per capelli effervescenti
La camicia stretta stretta
Coi capezzoli evidenti
E c’ho ballato un po’ con tutte
Ma nessuna vuol baciarmi
E non lo so, prova a specchiarti
Avrai uno stronzo in mezzo ai denti
La carovana era partita sull’idea di una scopata
Ed è tornata rimanendo dell’idea
Poi ci si narra la nottata
Epicizzando ogni stronzata
Per cercare di coprire la ferita
Bella la serata, anche la musica ci stava
Ma la figa, la figa non c’è stata
Tempo qualche ora e sarà stata gran partita
E quante dita a una bottiglia di Sambuca
E le abbiam stese proprio tutte
Le camicie sopra i letti
E poi sbattute e risbattute
Le coperte al battipanni
E le ho sfondate proprio tutte
Le poltrone e i divanetti
E le avevamo attorno tutte
E si chiamavano pareti
(Un po’ di figa qua?)
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7. |
Milf
03:24
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La prima scarpa che pestò la Luna
Me la ricordo, ero piccina
La vedevo anch’io da casa
Dissi a papà che accanto a me sedeva
“Io voglio fare l’ingegnera di scarpette da astronauta”
Lui disse: “Vedi queste mani stanche
Tutte bucate e deturpate
Dalla soda caustica
Tu sei una femmina e per tua fortuna
Tu le avrai curate, ebbene sì
Come si addice a una signora
Non dare ascolto a quelle lesbiche
Le femministe che ti vogliono gravida di cultura
È molto meglio essere gravida di uno col Porsche
E infatti poi è andata così”
Finché il marito è sempre fuori casa
Finché il bambino non cammina
Sembrerà tutta una favola
Ma presto il figlio cresce, esce da solo
Tu resti sola con un uomo che ogni maledetto weekend
In preda a una nevrosi post lavoro
Da bricolage, sta lì a cambiare
Ogni cerniera e lampadina
Ti insegue coi suoi ferri della moto
“Cara dobbiamo darci alla manutenzione del rapporto”
Come se fosse un tostapane rotto
E poi lo fa solo perché con le altre cose ha già finito
“Senti che idea fenomenale ho avuto
Hai mai pensato di spezzare le rotule a nostro figlio
E rinsegnandogli poi a camminare
Ritroveremo la passione che ci aveva un tempo unito”
E resta solo una casa
Vuota e piena di cose che ci parlan di noi
Ma tanto che ci facciamo
Non sappiam più di cosa poi parlar tra di noi
E poi un bel giorno spolverando notò
Una cosa strana
Mentre chinata verso il pavimento
Si sentì osservata
Era l’amico del suo figlio più grande
Che la guardava
Con la bavetta secca sulla bocca
E occhi di bragia
Disse all’orecchio di suo figlio
“Tua mamma, ma quanto è bona
Oltre al duodeno le ho visto anche l’anima
In quella posa
Bella signora che ci fai ancora lì
Dai metti giù quella scopa
Te lo assicuro, nonostante l’età
Non sei da buttar via
Eh, da quando il porno ha la categoria ‘Milf’
Sei di gran moda
L’unica cosa da buttar che c’è qui
È la tua storia
E per fortuna è andata così”
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8. |
Mara
04:21
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Quando la luce grande della discoteca
Come il Giudizio Universale
Su ogni cosa si abbatteva
Stanando fuori culi bassi, culi grassi, seni sgonfi
E tutto ciò che un po’ nell’ombra si imboscava
In te accendeva un culo splendido
E un seno così turgido
Che mi vien voglia di ballarci sopra
Lo sguardo verde malinconico
Le labbra rosso panico
Mi chiedo perché balli così sola
Saran le mani, quelle mani
Quante cose che le mani
A volte sanno raccontar di una persona
Le tue dicevano tantissimo e purtroppo non tacevano
Che non sei sempre stata una signora
Gli occhi degli altri ce li hai dentro come specchi
Gli occhi coi quali ti rassetti
Prima di uscire di casa
Mara correva nella casa degli specchi
E non sapeva che a fissarli
Ti fan perdere la strada
E quei riflessi che ti stringono
Pian piano ti costringono
Dentro la pelle di un’altra persona
Ma quei martelli non ti salvano
Quei vetri non si spaccano
Continuano a specchiarti un’altra cosa
Ma con le mani, con le mani
Quanti seni disegnavi
Quando il vapore ti appannava un po’ quei vetri
Mara disegna con un bisturi i riflessi
Perché comincino a seguirla
Anche dopo che si è specchiata
Quando la luce grande al centro s’accendeva
Mara copriva con le mani
Il pomo al centro della gola
Non dare ascolto a quei sussurri
Dei signori sullo sfondo
Che si chiedono se hai ancora la sorpresa
Quelli hanno vite che non scelgono
Mogli che non amano
E ridono di chi ha scelto qualcosa
Belli silenti sulle cose più importanti
E poi si esprimono
Su ciò che ognuno fa con la sua fava
E Mara balla a ritmo
E lei non si preoccupa
Del vuoto che c’ha intorno in quella sala
Mara corregge con un bisturi i tuoi occhi
Perché comincino a vederla come in fondo si vedeva
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