Quando la luce grande della discoteca

by Bandit

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1.
Cosa ci vanno a far le tipe in discoteca Se lo sapessi starei qui a ballar con te? Noi a far le vasche di salsiccia E quelle sempre con l’amica “No, son qui perché ci sta il DJ” E a un certo punto ecco la solita scroccona “Prendine due di ciò che più ti piace a te” Sai quante ore da stagista mi ci stanno dentro a un Cuba? Non ne ho da sprecare anche per te (ah-ah-ah-ah) Anche per te (ah-ah-ah-ah) Anche per te E invece proprio quella sera la luna Forse era disoccupata E mi sa proprio che stasera la sfiga Sembra delocalizzata E la tua bocca mi sembrava sempre così sfitta e vuota Che mi è sembrata un’ingiustizia tremenda Quindi io te l’ho occupata E gli astrofisici lanciati sulla Luna Vanno a cercare altri contratti “You and Me” E i letterati nei caffè “Fammi un caffè con poca crema No, non mi interessa anche il Big Mac” E andiamo a fare gli stagisti presso i narcos messicani E andiamo a fare i bucanieri dai pirati somali Quante serate a lavar piatti per sporcarli tu una sera Certo non li lavo anche per te (ah-ah-ah-ah) Anche per te (ah-ah-ah-ah) Anche per te Ma non lo vedi che la luna è lì appesa Sembra già mezza segata Vieni a ballare che la sfiga stasera Si è parecchio inflazionata A cinque netti direi che la dignità l’abbiamo già perduta Dai che stasera anche il mio cuore va a tempo A tempo determinato E andiamo ad Amsterdam (che si scopa) E andiamo in Svizzera (che si scopa) E andiamo a Rimini, Rimini, Rimini, Rimini, Rimini E andiamo a Istanbul (che si scopa) E andiamo in Svizzera (che si scopa) E andiamo a Rimini, Rimini, Rimini, Rimini E andiamo in Svizzera (che si scopa) E andiamo ad Amsterdam (che si scopa) E andiamo a Rimini, Rimini, Rimini, Rimini, Rimini E andiamo a Istanbul (che si scopa) E andiamo in Svizzera (che si scopa) Tutti a Gallipoli, -lipoli, -lipoli, -lipoli, -lipoli, -lipoli
2.
Lei lo guardava con quell’aria un po’ bonaria che facciamo Quella da spot del Ministero contro la droga E si chiedeva: “Ma che cosa vai ciarlando Vuoi proteggermi da cose che le so io meglio di te” Però capiva che una guerra, Mussolini, gli anni di piombo Per una vita potevano anche bastare Quindi era giusto che suo nonno morisse dentro al suo cappotto E nel suo mondo di canditi e Ambre Magique Martina ferma l’ascensore tra il secondo e il terzo piano E di nascosto cambia tacco, spacco e trucco Danny è da basso che l’aspetta unto di grasso Che col suo motorino ha smanettato tutto il dì Cambiato scarico, pastiglie blocco e filtro E da cinquantadue adesso andava a cinquantotto E con Martina stretta addosso a mo’ di zaino Dalle case popolari conducevano al Plastic Danny è introverso e se le mele non volevano cadere Forse il tempo delle pere andava di MDMA Martina anagraficamente era appena quindicenne Ma biologicamente dimostrava un’altra età Mettici il miele ed ecco che arriva anche il moscone Ma Martina dal ronzare non sembrava infastidita E si creò come una circonvallazione di cafoni Che spingevan per ballare in area C “Se è minorenne non c’è gusto” Questo è ciò che dice un maschio Con le unghie della donna dentro a un polso Ma lei sapeva che per quanto vesta stretto La moralità di un uomo viene via insieme ai suoi slip Ma le sue amiche un po’ più serie “Non si fuma, non si beve” Tutte quelle che a sentirle non si toccano mai Stavano lì a confabulare quale fosse la ragione Di un siffatto malcostume della sua sessualità “Forse c’è un vuoto nel suo cuore Forse ha perso il cavaliere Forse, forse, eh le troppe assenze di papà” E fosse invece che le piace il cazzo? È più economica come spiegazione L’unico vuoto che Martina sentiva È che purtroppo non si può toccare il cielo con un dito L’unico uomo che voleva Martina È quello che non dice no neanche a tre con un amico Se sculacciata a mano tesa Martina Qualche lacrima vien giù lungo la coscia e non sul viso “Ma io posso anche sopportare di vedere I figli del mio vicino di casa morire di inedia O i disoccupati che si sparano in testa O i pensionati che si lanciano dalla tromba delle scale Quello che non si può in alcun modo tollerare di vedere È una ragazzina di quattordici anni Quattordici anni Che fa la mignottella in discoteca, dico io Ma, ma, ma dove andremo a finire? Qui, qui c’è troppa libertà” Pa-pa-parapa Pa-pa-parapa Pa-pa-parapara Parapara-parapa Pa-pa-parapa Pa-pa-parapa Pa-pa-parapara Parapara-parapa
3.
Booster 03:36
Quando i disagiati di un’era futura Diranno “No” alla musica in voga E ascolteranno Fargetta DJ In cerca di buona musica vera Quando i Red Hot suoneranno allora Un po’ come Nicola Di Bari ora Quando il trentottesimo governo tecnico Maria De Filippi riformerà la scuola Quando Rozzano sarà New Orleans Quando l’Amnesia sarà ronciosa Quando il ritrovo dei radical chic Sarà sotto il fungo della Barona E quando il Booster sarà d’epoca Allora e solo allora io sì Lo ricomprerò E quando il bomber sarà vintage Allora e solo allora io sì Lo rimetterò E andremo in giro io e la mia signora E come quelli con la Vespa ora Io fuori il culo e lei col perizoma La scocca fucsia e due bei caschi rosa Quando Berlusconi sarà Mussolini E Mussolini sarà già Mazzini Quando Beppe Grillo sarà Berlinguer E Fabio Volo sarà Pasolini Quando Totò Riina sarà Lupin E Borsellino sarà Zazà Quando Andreotti sarà Johnny Depp Che si auto-clona dentro Wikipedia Quando mio figlio affiggerà Serigrafie desaturate in bianco e nero di Corona Quando mio figlio imparerà Ad indignarsi e a rivoltarsi come me Sì ma tra le lenzuola E quando il Booster sarà d’epoca Allora e solo allora io sì Lo ricomprerò E quando il bomber sarà vintage Allora e solo allora io sì Lo rimetterò E andrò a Pioltello con la mia signora E impennerò al parcheggio del McDonald La scocca fucsia e due bei caschi rosa Io fuori il culo e lei col perizoma “E ora il circolo culturale Federico Moccia È lieto di presentarvi L’annuale esibizione de ‘I Baronetti’ Il venerando coro per soli baritoni Dalle campagne della Barona Dirige il Maestro Danny da sturbo Nel brano ‘Shalala’ Sonata per coro di tamarri in Fa maggiore” Shalala, shalala, shalala Uh-uh bab suka Shalala, shalala, shalala Uh-uh bab suka Shalala, shalala, shalala Uh-uh bab suka Shalala, shalala, shalala Uh-uh bab suka
4.
Cazzo Bruno 02:16
Dai cazzo Bruno, ma non lo vedi Che qui siam solo e soltanto cazzi Belli impilati, un po’ come a tetris Qui a inchiappettarci gli uni con gli altri Prima una tipa mi ha chiesto scusa Perché il suo tipo mi si è strusciato sull’anca “Di solito non lo fa mai, è bravissimo” Dai non preoccuparti che ce ne ho anch’io una Si apre la pista, dai tutti in sala E come sempre la sala è vuota Ma me lo spieghi perché veniamo sempre qui prima Come le comari a dir rosario a messa Fammi un White Russian “Non ho la panna” Fammelo black “E non ho la kahlua” E allora vai pure a fantasia Basta che mi usi una cortesia Mandali subito alla rimessa Quei due canotti che gonfi ansimando Per darmi a intendere o forse a bere Che ci starai se me ne prendo un altro Non preoccuparti bella barista Tanto senz’alcol dove vuoi che vado Farei la fine di un astronauta Che si apre il casco nello spazio aperto E i palestrati vanagloriosi Strizzano gli occhi come nei B-movie Poi ai vespasiani te li ritrovi Lì a limonarsi negli specchi da soli E poi ci son quelli più facinorosi Affetti da una strana forma di scoliosi Che girano in tondo con la spalla un po’ in fuori Sperando che qualcuno li tamponi “Scemo la minchia, ma non ci vedi?” “No scusa tanto, guardavo tua mamma!” “Lei non toccarla, ha lavorato tutta la vita!” “Eh lo so bene, soprattutto di bocca!” “Ti apro la testa, ti mangio la faccia Con la tua lingua farò una cravatta!” “Mi raccomando, legala stretta Al collo dell’utero di tua mamma” “Oh scemo di merda! Oh, oh, oh, tu mi hai guardato storto!” “Oh cazzo dici, io sono il primo su ‘ste cose!” Coniglio alza la voce Alza la voce Coniglio alza la voce Alza la voce Alza la voce Coniglio alza la voce
5.
E scendimi giù cavalle Le aste verdi, le rosse, le gialle Passa sotto il traliccio poi prendi quel faro E poi scendilo giù Quando Marco passava lì sotto Buttava per terra il suo casco Che almeno è sicuro che non resto storpio Se il faro vien giù Più flessibilità ha il mio contratto E meno ce ne ha la mia schiena Ma tu che comandi dici “Tirarsi le maniche su” Ma la manica alzata è un’effige Presa a prestito dal mio mestiere Tu le porti allacciate e allora che parli Mannaggia Gesù E i figli di buona famiglia Che sono riusciti a studiare Per fare un lavoro che tanto ci piace E ci aggrada di più Diranno vedendo un cantiere “Eh qualcuno lo dovrà pur fare” Ma che bello esser froci col culo degli altri Dio boia, Dio gru Quante ore ci stanno in un giorno Quanto fumo ci sta in un polmone Se andare a fumare è il tuo unico alibi Per respirare Caro mio dovevamo studiare Per stare in ufficio a far niente A far la bella vita Venendo pagati anche un sacco di più E Marco ha scazzato stasera Col suo capo cooperativa Che con quei braccini Ma quanto ha sudato per stare lassù Non c’era nemmeno un rumeno Di quelli da due euro l’ora Su cui puoi rifarti prendendoli a insulti Ma Dio caribù E Marco ha scazzato stasera Gli amici lo chiamano a casa “Dai non mettere il muso che andiamo a ballare Dai vieni anche tu Non star neanche a farti la doccia Perché sarà un bagno di figa Dai vieni a ballare Ma Dio cantastorie Madonna Gesù” La-lala-lala Lala-lala Lala-lala La-lala-lala La-lala-lala Lala-lala E Marco scrutava la sala D’un tratto qualcosa la attira Dal poco che vede coi fari negli occhi Sembrava una milf Che agitava sconvolta i suoi seni Come se non ci fosse un domani E lui c’ha un domani Di quelli che è meglio non svegliarsi più E con la sua grazia leggiadra Quella tipica di un carpentiere Marco come un muletto Va in retro e la inforca tirandola su “Non voglio che scendi la luna Nemmeno che scendi giù il sole Mannaggia Dio scendimi giù un po’ d’amore Non chiedo di più Non voglio che scendi la luna Nemmeno che scendi giù il sole E il Dio cantautore, Dio storpio, Dio negro Ma Dio Barbablù” La-lala-lala Lala-lala Lala-lala La-lala-lala La-lala-lala Lala-lala Ma quello che Marco ignorava E che anche la milf si era dimenticata È di esser promessa a quell’uomo che arriva Brandendo del Brut “Adesso esco i ferri di borsa Farò straordinario stasera” E mentre lui avanza quell’altro s’arretra Mettendo giù il Brut “Caro mio la chiamata l’hai fatta E adesso chi paga l’uscita Ti smonto la faccia, ti svito le corna Mannaggia Gesù”
6.
Chi se ne frega dell’entrata Non mi dire di chi suona Dimmi solo e solamente Se c’è fica Ecco una donna tutta sola E il moscone già s’avola E la spintona con aria assai sicura Guarda si è voltata Certamente l’ho bagnata Sì la camicia, con la bibita rovesciata Buona la battuta e sopraffina la parlata Che peccato che poi lei non l’ha bevuta E ho messo il mousse volumizzante Per capelli effervescenti La camicia stretta stretta Coi capezzoli evidenti E c’ho ballato un po’ con tutte Ma nessuna vuol baciarmi E non lo so, prova a specchiarti Avrai uno stronzo in mezzo ai denti La carovana era partita sull’idea di una scopata Ed è tornata rimanendo dell’idea Poi ci si narra la nottata Epicizzando ogni stronzata Per cercare di coprire la ferita Bella la serata, anche la musica ci stava Ma la figa, la figa non c’è stata Tempo qualche ora e sarà stata gran partita E quante dita a una bottiglia di Sambuca E le abbiam stese proprio tutte Le camicie sopra i letti E poi sbattute e risbattute Le coperte al battipanni E le ho sfondate proprio tutte Le poltrone e i divanetti E le avevamo attorno tutte E si chiamavano pareti (Un po’ di figa qua?)
7.
Milf 03:24
La prima scarpa che pestò la Luna Me la ricordo, ero piccina La vedevo anch’io da casa Dissi a papà che accanto a me sedeva “Io voglio fare l’ingegnera di scarpette da astronauta” Lui disse: “Vedi queste mani stanche Tutte bucate e deturpate Dalla soda caustica Tu sei una femmina e per tua fortuna Tu le avrai curate, ebbene sì Come si addice a una signora Non dare ascolto a quelle lesbiche Le femministe che ti vogliono gravida di cultura È molto meglio essere gravida di uno col Porsche E infatti poi è andata così” Finché il marito è sempre fuori casa Finché il bambino non cammina Sembrerà tutta una favola Ma presto il figlio cresce, esce da solo Tu resti sola con un uomo che ogni maledetto weekend In preda a una nevrosi post lavoro Da bricolage, sta lì a cambiare Ogni cerniera e lampadina Ti insegue coi suoi ferri della moto “Cara dobbiamo darci alla manutenzione del rapporto” Come se fosse un tostapane rotto E poi lo fa solo perché con le altre cose ha già finito “Senti che idea fenomenale ho avuto Hai mai pensato di spezzare le rotule a nostro figlio E rinsegnandogli poi a camminare Ritroveremo la passione che ci aveva un tempo unito” E resta solo una casa Vuota e piena di cose che ci parlan di noi Ma tanto che ci facciamo Non sappiam più di cosa poi parlar tra di noi E poi un bel giorno spolverando notò Una cosa strana Mentre chinata verso il pavimento Si sentì osservata Era l’amico del suo figlio più grande Che la guardava Con la bavetta secca sulla bocca E occhi di bragia Disse all’orecchio di suo figlio “Tua mamma, ma quanto è bona Oltre al duodeno le ho visto anche l’anima In quella posa Bella signora che ci fai ancora lì Dai metti giù quella scopa Te lo assicuro, nonostante l’età Non sei da buttar via Eh, da quando il porno ha la categoria ‘Milf’ Sei di gran moda L’unica cosa da buttar che c’è qui È la tua storia E per fortuna è andata così”
8.
Mara 04:21
Quando la luce grande della discoteca Come il Giudizio Universale Su ogni cosa si abbatteva Stanando fuori culi bassi, culi grassi, seni sgonfi E tutto ciò che un po’ nell’ombra si imboscava In te accendeva un culo splendido E un seno così turgido Che mi vien voglia di ballarci sopra Lo sguardo verde malinconico Le labbra rosso panico Mi chiedo perché balli così sola Saran le mani, quelle mani Quante cose che le mani A volte sanno raccontar di una persona Le tue dicevano tantissimo e purtroppo non tacevano Che non sei sempre stata una signora Gli occhi degli altri ce li hai dentro come specchi Gli occhi coi quali ti rassetti Prima di uscire di casa Mara correva nella casa degli specchi E non sapeva che a fissarli Ti fan perdere la strada E quei riflessi che ti stringono Pian piano ti costringono Dentro la pelle di un’altra persona Ma quei martelli non ti salvano Quei vetri non si spaccano Continuano a specchiarti un’altra cosa Ma con le mani, con le mani Quanti seni disegnavi Quando il vapore ti appannava un po’ quei vetri Mara disegna con un bisturi i riflessi Perché comincino a seguirla Anche dopo che si è specchiata Quando la luce grande al centro s’accendeva Mara copriva con le mani Il pomo al centro della gola Non dare ascolto a quei sussurri Dei signori sullo sfondo Che si chiedono se hai ancora la sorpresa Quelli hanno vite che non scelgono Mogli che non amano E ridono di chi ha scelto qualcosa Belli silenti sulle cose più importanti E poi si esprimono Su ciò che ognuno fa con la sua fava E Mara balla a ritmo E lei non si preoccupa Del vuoto che c’ha intorno in quella sala Mara corregge con un bisturi i tuoi occhi Perché comincino a vederla come in fondo si vedeva

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released November 15, 2023

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